Coraggioso e tenace quanto le donne Milocchesi che, nell’articolata lotta dei Fasci dei Lavoratori, dimostrarono una risolutezza inimmaginabile. Antonio Vitellaro, con il suo ultimo lavoro La rivolta delle donne di Milocca, prosegue nell’ormai abituale e appassionato lavoro di indagine storica cogliendo un aspetto che sfugge ai manuali: il ruolo assunto dalle contadine dell’entroterra siciliano durante le lotte intraprese dai Fasci dei Lavoratori. Anziché smarrirsi di fronte ad eventi non prevedibili, le donne dell’odierna Milena agirono “di pancia”, nella consapevolezza che soltanto un atto forte avrebbe potuto restituire alla libertà i quattro uomini detenuti nelle caserma del paese perché accusati di sobillare i lavoratori della terra inducendoli ad atti sovversivi come lo sciopero.
I fatti, raccontati da Pirandello (I vecchi e i giovani), da Napoleone Colajanni (Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause) e registrati negli archivi di Stato, si svolgono nella piccola borgata nell’estate del 1893.
Da due anni 300.00 braccianti agricoli siciliani, sostenuti da zolfatai, operai e sottoproletari urbani associati ai Fasci, attendono fiduciosi la risoluzione del problema terre con la tanto attesa distribuzione che avrebbe messo la parola fine alle conseguenze dell’esistenza del latifondo. I capi locali del movimento, ritenuti responsabili dei tafferugli, vengono arrestati ed è a quel punto che irrompono sulla scena le coraggiose donne del paese, sanguigne e battagliere madri, mogli, sorelle, figlie la cui presenza conferisce all’oscuro episodio una pennellata rosa che, a sorpresa, cambia il colore agli accadimenti, evitandone un epilogo drammatico.
La chiarezza espositiva e il rigore storico con i quali è condotta l’indagine sulla jacquerie, che lo scrittore Melo Freni ha più volte sottolineato nella motivazione del Premio, aiutano il lettore a comprendere un fenomeno tra i più tormentati e inquietanti della storia siciliana che il duro governo Crispi provvide presto a reprimere.
Vitellaro ha dichiarato più volte – e lo ha fatto anche a Baia Taormina intervenendo a conclusione della premiazione – di non possedere la vocazione al genere letterario del romanzo perché gli mancherebbe la fantasia necessaria per inventarne e costruirne la trama. Ritengo, al contrario, che anche nella narrazione oggettiva e scientifica dei fatti, la sensibilità e la vena immaginifica di chi scrive – di chiunque scriva, a prescindere da interessi e inclinazioni – costituisca il substrato inconsapevole senza il quale non sarebbe possibile alcun tipo di scrittura.
Dunque racconto, racconto storico, è questo lavoro di Antonio Vitellaro che ha reso omaggio alle intraprendenti donne di Sicilia, assurte a simbolo di tutte le donne cui la Storia non ha mai dato voce, protagoniste pronte, all’occorrenza, alla ribellione costruttiva e risolutiva. Non è un caso che l’anteprima della presentazione del libro era venuta a coincidere con la festa della Donna, celebrata in una edicola-libreria di Caltanissetta e accompagnata dalla rituale distribuzione di mimose.
Il prestigioso riconoscimento (davanti a uno specchio d’acqua smeraldino che ha reso magica l’atmosfera della serata e più esaltante e commovente la mitica bellezza della nostra terra) suggella un lungo e articolato iter produttivo di Antonio, premia il suo impegno variegato, lo promuove studioso di talento nell’odierno panorama culturale.
Lungo la marina di Forza d’Agrò siamo stati presenti in molti, soci di Storia Patria, amici personali, colleghi, sostenitori, estimatori di un lavoro frutto di paziente studio e caparbia concentrazione che, in tutta sincerità, ad Antonio Vitellaro invidiamo.
Il neoeletto sindaco Giovanni Ruvolo e il suo omologo di Milena Giuseppe Vitellaro sono stati testimonials perspicaci e sensibili dell’attenzione che le rispettive Amministrazioni riservano agli eventi e alle persone che contribuiscono alla crescita culturale della nostra provincia e ne onorano la storia. La loro presenza ha aggiunto alla manifestazione un tocco di ufficialità non formale e dato ai presenti la contezza rassicurante che anche il primo cittadino può (e deve) condividere la gioia di quanti, conquistando meritati allori, soddisfano l’amor proprio e danno lustro alla comunità tutta.
La scultura di bronzo – “Il Satiro venuto dal mare”, di Domenico Zora – assegnata per la sezione “Storia e antropologia” del Premio promosso dallo scrittore Melo Freni, è stata dedicata da Vitellaro a Caltanissetta sua città di nascita, al paese di orgine della sua famiglia, Milocca-Milena, all'ultima delle "donne coraggiose" di Milocca, a sua sorella Giuseppina che ha finito di soffrire due mesi fa dopo lunga malattia, a tutti gli amici che collaborano con la Società di Storia Patria, di cui è Presidente.
Vitalia Mosca Tumminelli
VicePresidente della Società Nissena di Storia Patria