Il presente lavoro raccoglie scritture d’archivio inedite del XVII secolo. Si tratta di atti notarili, dotali per l’esattezza, e attualmente conservati presso l’Archivio di Stato di Caltanissetta.
Il Seicento è considerato un secolo particolarmente carico di storia e ricco di eventi: sia di ordine prettamente politico e socio-culturale, sia per i grandi sconvolgimenti epocali quali le ondate di peste, le carestie e le calamità naturali.
Da un punto di vista linguistico il XVII secolo segna un decisivo assestamento di dinamiche (già iniziate nel Cinquecento) volte alla progressiva toscanizzazione della lingua adoperata sul suolo nazionale e in Sicilia.
Tale fenomeno è stato lucidamente posto in rilievo da diversi studi 1 fondati su scritture prodotte nelle aree culturali e nei centri più grandi e importanti dell’isola; minore attenzione è stata data a quello che, da sempre, è un territorio geograficamente, politicamente e linguisticamente periferico, vale a dire la Sicilia centrale.
Obiettivo del mio lavoro è stato, pertanto, quello di analizzare la lingua prodotta in tale area - e nello specifico nel territorio del Nisseno - durante tutto il Seicento, attraverso lo studio di una tipologia testuale ben definita e decodificata, come quella degli atti dotali.
L’impostazione metodologica che qui viene accolta è quella già implementata negli studi di Sardo, che coniuga ricerca socio-storica con analisi glottodidattica al fine di scovare tra le pieghe della lingua utilizzata tracce di interlingua2.
Per tale motivo ripercorro rapidamente quella che è stata la storia di questo territorio nel periodo predetto: una micro-storia, a tratti parallela e a tratti intersecante la macro-storia dell’isola, caratterizzata per lo più dalla marginalità e dall’isolamento.
Dopo un inquadramento storico-politico segue un ragguaglio sulla scritturalità nella Sicilia del XVII secolo e, quindi, la definizione di un quadro linguistico caratterizzato non da un’omogeneità quanto da una condizione di plurilinguismo e convivenza di più idiomi: latino, volgare siciliano e volgare toscano, oltre che, come vedremo, spagnolo.
Al fine preposto, ossia indagare circa le strategie di avvicinamento alla lingua- obiettivo, sarà necessario esaminare tale lingua e scomporla in ogni suo costituente.

Alla base del presente lavoro vi è un fitto e continuo dialogo con gli studi di MOCCIARO A. G.,: Italiano e siciliano nelle scritture dei semicolti, Palermo1991, MATTESINI E., Sicilia, in SLIE, 1994 vol. III, pp. 406-432. RINALDI G. M.,: Testi d’archivio del Trecento. Palermo2005. SARDO R.,”Registrare in lingua volgare”. Scritture pratiche e burocratiche in Sicilia tra ‘600 e ‘700. Palermo, 2008, che per vicinanza di intenti e di impianto metodologico sono costantemente presenti con riferimenti puntuali.

Si comincerà, pertanto, dall’analisi della tipologia testuale oggetto dell’indagine: gli atti dotali, infatti, rappresentano un tipo di scrittura ad altro grado di formularità rigidamente organizzati e costituiti da un apparato (per lo più latino) di formule fisse, ma allo stesso tempo, grazie ai capitoli matrimoniali inseriti al loro interno, è consentito prendere contatto con un tipo di lingua che si allontana dal rigido ambiente burocratico per entrare nell’intimo microcosmo familiare; una tipologia testuale, quindi, che può offrire interessanti riflessioni e permette di indagare sui differenti usi comunicativi del
tempo.
Tassello dopo tassello si tenterà di restituire un primo importante ragguaglio sulla lingua e mentalità del tempo: un viaggio guidato dalle stesse componenti dell’atto dotale.
Fatte le dovute premesse, di ordine teorico e metodologico, si passerà all’analisi vera e propria dei testi, attraverso l’individuazione di fenomeni che, di volta in volta, hanno la finalità di definire e individuare a quale livello di prossimità (o divergenza) si trovi la lingua analizzata rispetto al latino, al siciliano e al toscano.
Pertanto, si tenterà di porre in evidenza tutte quelle spie linguistiche che celano un
tentativo di approssimazione alla target language, rappresentata dal toscano.
Dopo un esame di tipo diacronico, si traccerà un profilo di somiglianze tra le scritture prodotte in altre aree siciliane -colte nel medesimo periodo storico- e tra queste e un’area regionale distante, come il Canavese in Piemonte, già esplorata da Alda Rossebastiano.

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